L’attenzione ai diritti, alla partecipazione, all’inclusione sociale è stato uno dei tratti distintivi del mandato: molte le attività messe in campo su più fronti, dalla prima sperimentazione di rendicontazione sociale sulle forme di collaborazione con il Terzo Settore al potenziamento dei patti di collaborazione, dalle esperienze di bilancio partecipativo fino alle iniziative per contrastare la violenza contro le donne, favorire l’integrazione culturale e religiosa, tutelare le comunità LGBTQI.
Il focus sui diritti ha avuto un ruolo fondamentale anche e soprattutto nella recente situazione emergenziale legata
alla diffusione pandemica del Covid-19, quando tutte le risorse, le progettualità, le iniziative della comunità sono state messe in campo per far fronte ai nuovi bisogni emergenti.
Ricordiamo infine due momenti molto importanti in tema di diritti nel corso del mandato: la celebrazione della prima unione civile, il 3 agosto 2016, e la firma del primo atto di nascita di un bimbo nato a Bologna all'interno di una coppia omogenitoriale, il 9 maggio 2018 (le registrazioni sono attualmente una quarantina).
Patti di collaborazione
I patti di collaborazione disciplinano la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani materiali, immateriali e digitali, che i cittadini e l’Amministrazione, anche attraverso procedure partecipative e deliberative, riconoscono essere funzionali al benessere individuale e collettivo.
Le azioni di cura inserite nei patti di collaborazione possono avere ad oggetto:
- beni materiali (a solo titolo esemplificativo: strade, piazze, portici, aiuole, parchi e aree verdi, aree scolastiche, edifici);
- immateriali (a solo titolo esemplificativo: inclusione e coesione sociale, educazione, formazione, cultura, sensibilizzazione civica, sostenibilità ambientale, riuso e condivisione, integrazione di/tra culture diverse);
- digitali (a solo titolo esemplificativo: siti, applicazioni, social, alfabetizzazione informatica).
Nel corso della pandemia, che ha determinato impatti profondi sui bisogni dei cittadini, sulla vita sociale ed economica della città e sul modo di lavorare dell’Amministrazione, l’Ufficio di coordinamento di Cittadinanza Attiva si è attivato sin da subito per far fronte alle nuove esigenze. Sono state infatti approvate le “Linee guida per la semplificazione dell'iter procedurale per la stipula dei patti di collaborazione in relazione al periodo emergenziale determinato dal Covid-19” con l’obiettivo di poter raccogliere e stimolare con maggiore rapidità risorse e proposte dei cittadini.
In tale prospettiva lo strumento del patto di collaborazione è stato adattato semplificando ulteriormente l’iter per la sua approvazione. Oltre alla semplificazione dei patti, si è favorita la realizzazione di varie attività a supporto della cittadinanza.
Patto di collaborazione per la promozione e la tutela dei diritti LGBTQI
Il 18 aprile 2017, dopo un percorso di co-progettazione, l’Amministrazione Comunale e 14 associazioni sottoscrivono il Patto di collaborazione per la promozione dei diritti delle persone e della comunità LGBTQI per attuare il Piano di azione locale.
L'obiettivo è quello di rimuovere ogni forma di discriminazione e tutelare i diritti delle persone e della comunità LGBTQI con il fine ultimo che ogni cittadina e ogni cittadino possa vivere liberamente la propria identità e il proprio orientamento sessuale.
Patti di collaborazione con città di paesi terzi
Il Comune di Bologna ha promosso nel corso del mandato una nuova idea di “gemellaggio” tra città, ossia la sottoscrizione di Patti di collaborazione con le città di paesi terzi, in un’ottica di reciprocità e di partenariato territoriale. Nel Mediterraneo, la firma di tali Patti intende contribuire al processo di trasformazione dell’area quale spazio comune di pace, di stabilità e di prosperità.
In particolare, gli obiettivi dei Patti sottoscritti a distanza il 20/11/2020 dal Sindaco Merola e dai Sindaci di Le Kef (Tunisia) e di Meknès (Marocco) riguardano il rafforzamento del dialogo tra le città del Mediterraneo come passo fondamentale per lo sviluppo e la promozione delle relazioni tra i rispettivi territori, e il consolidamento di una collaborazione concreta.
La sottoscrizione dei Patti è avvenuta anche grazie alle relazioni tessute con il progetto Medvilles, coordinato e promosso dal Comune di Bologna, volto alla costruzione di collaborazioni strategiche e durature tra città del Mediterraneo e a supportare azioni di sviluppo locale urbano, economico e inclusivo in Marocco e in Tunisia, attraverso formazione, scambi di buone pratiche e il sostegno a start-up sociali nei settori dell’agricoltura e dell’allevamento, dei servizi, dell’artigianato, dell’educazione e dell’apicoltura. Medvilles è cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna ed è l’unico progetto strategico guidato da un ente locale.
In occasione del bilancio partecipativo per il 2019 si è quindi deciso di affiancare alla scelta di un nuovo intervento fisico da realizzare nell’area individuata dal quartiere, l’emersione delle priorità tematiche maggiormente in sintonia con le sensibilità dei cittadini, da poter poi tradurre in interventi o servizi di più agevole e tempestiva implementazione.
Questa terza edizione del bilancio partecipativo, che alla fine ha coinvolto anche l’anno 2020 a causa delle conseguenze della pandemia, ha consentito quindi ai cittadini di esprimere due voti distinti, che si tratterà adesso di tradurre in interventi concreti nella vita delle comunità.
Bilancio partecipativo
Durante lo scorso mandato, in occasione della riforma del decentramento, è stato introdotto nello Statuto comunale un nuovo strumento di partecipazione, il bilancio partecipativo, poi disciplinato con apposito regolamento.
Il bilancio partecipativo consiste nel rimettere ai cittadini la decisione su come utilizzare una quota del bilancio comunale dedicata agli investimenti.
Nel corso dell’attuale mandato amministrativo si è dato avvio alla sperimentazione di questo istituto di partecipazione, con 3 edizioni: 2017, 2018 e 2019-2020. La fase del voto da parte dei cittadini sulle proposte in campo rappresenta la fase più visibile di un processo complessivo di coinvolgimento che affonda le sue radici in un confronto serrato con le comunità coinvolte. La cornice in cui questo confronto è stato ospitato è rappresentata dai laboratori di quartiere, supportati dalla Fondazione per l’Innovazione Urbana, veri e propri cantieri di ascolto e co-progettazione volti a fare del coinvolgimento della cittadinanza una presenza stabile nella vita amministrativa della città.
Occorre tuttavia prendere atto che la fase realizzativa dei progetti vincitori ha incontrato oggettive difficoltà, che hanno determinato una dilazione dei tempi. Questa è stata una delle ragioni che hanno determinato la necessità di intervenire sul processo, aumentando l’ambito delle scelte rimesse ai cittadini.
Rendicontazione sociale dei rapporti con il Terzo Settore
La prima sperimentazione di Rendicontazione sociale sulle forme di collaborazione con il Terzo Settore è stata avviata nel 2018. L'obiettivo che ha spinto a intraprendere questo percorso è quello di dare conto a tutti gli interessati, interni ed esterni all'amministrazione, di quanto viene prodotto in collaborazione con i soggetti del Terzo settore per la comunità attraverso il contributo e sostegno del Comune.
La rendicontazione prevede due fasi di costruzione: nella prima (che si realizza tra settembre e dicembre dell’anno censito) avviene la raccolta delle informazioni principali, a preventivo, sulle progettualità che l’amministrazione intende sostenere, i soggetti coinvolti nella realizzazione, e i costi previsti delle iniziative. La seconda fase, che si realizza tra la primavera e l’estate dell’anno successivo, a consuntivo, prevede invece la raccolta delle informazioni più dettagliate sulle attività effettivamente realizzate, i contributi ed i costi effettivi, le persone destinatarie delle iniziative, i volontari coinvolti nella realizzazione, le criticità riscontrate e il feedback da parte dei partecipanti.
Le informazioni, così raccolte ed elaborate, portano alla redazione di un documento di sintesi. Il processo si è andato via via sviluppando e consolidando dalla prima sperimentazione, giungendo con l’anagrafica 2020 all’avvio della terza edizione della Rendicontazione sociale rapporti con il Terzo Settore del Comune di Bologna.
Contrasto alla violenza contro le donne
Il Comune di Bologna è attivo fin dal 1990 nelle politiche di contrasto alla violenza contro le donne, con l'obiettivo di prevenire ogni forma di violenza per garantire una buona qualità di relazioni fra uomini e donne all'interno della comunità locale, nella consapevolezza che la violenza degli uomini contro le donne è un fenomeno trasversale a tutti i diversi contesti sociali. Il Comune, la Città Metropolitana, la Regione si fanno carico di dare risposte concrete per agire a tutela delle donne sul piano della prevenzione e protezione, mentre il tema della punizione è affidato ad altre autorità.
Tra le attività realizzate nel corso di questo mandato:
- Sottoscrizione del Protocollo di Intesa (2017) per il miglioramento della protezione delle donne che hanno subito violenza nell’ambito di relazioni di intimità, rinnovato a fine 2020 con durata triennale.
- Rinnovo dell’Accordo di ambito metropolitano per la realizzazione di attività ed interventi di accoglienza, ascolto ed ospitalità per donne che hanno subito violenza (2020).
- Partecipazione al gruppo tecnico sulle pari opportunità costituito in ANCI, per accompagnare il processo di elaborazione del Piano Nazionale Antiviolenza.
- Partecipazione ai lavori dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere costituito alla fine del 2017.
- Sottoscrizione del Patto dei Comuni per la Parità e contro la Violenza di genere (8 marzo 2018).
Evoluzione dei Centri Anziani in Case di Quartiere
L’obiettivo è stato quello di rendere le Case di Quartiere sempre più presidi sociali, spazi collaborativi aperti ed accessibili, in grado di facilitare l'incontro tra i cittadini anche di diverse generazioni, e in cui sperimentare un fare collaborativo anche sul piano della gestione, a disposizione di più realtà e con le istituzioni garanti del principio della "porta aperta”.
Nel 2019 si è quindi avviato il percorso per l’evoluzione dei Centri Sociali Anziani in Case di Quartiere: 32 sono stati i Centri coinvolti.
I Quartieri hanno condotto una mappatura analitica per rilevare il grado di radicamento territoriale dei diversi Centri, la loro capacità di rispondere ai bisogni della popolazione anziana, e la loro attitudine a favorire gli scambi con il territorio e la collaborazione con il Quartiere.
Si sono poi svolte le fasi di coprogettazione con i soggetti che hanno manifestato il loro interesse a partecipare alla coprogettazione, e si è pervenuti alla firma delle convenzioni.
Nel 2020 la pandemia ha imposto la chiusura dei centri di aggregazione, interrompendo di fatto il compimento del percorso, che sarà riavviato in occasione della riapertura delle Case di Quartiere con la costituzione degli organismi di coordinamento e, dall’autunno 2021, con la costituzione delle Assemblee civiche delle Case di Quartiere.
Piano per una città che non discrimina
Ideato nell'ambito di un corso universitario di alta formazione per dipendenti pubblici e di un successivo percorso partecipato (2017-2018), il PAL è un piano d’azione locale triennale (2018-2021) strutturato per 7 obiettivi e 22 azioni, incentrato su tre diritti fondamentali (Benessere, Non-discriminazione e Partecipazione) e volto a:
- promuovere l’integrazione delle politiche per la tutela dei diritti umani a livello locale;
- favorire l’accesso all’esercizio dei diritti;
- monitorare i comportamenti dei soggetti pubblici che erogano servizi sul territorio, al fine di prevenire e rimuovere eventuali barriere nell’accesso.
Tra le attività PAL più rilevanti:
- formazione del personale del Comune di Bologna in materia di diritti umani, intercultura e antidiscriminazione. I percorsi hanno individuato, soprattutto nei Quartieri e nella Polizia Locale, diversi ambiti di miglioramento in corso di implementazione, tra i quali la realizzazione di una mappa plurilingue online presso il Quartiere Savena, strutturata a partire dai bisogni delle persone neo-arrivate e fruibile anche dai non-vedenti e dagli analfabeti, e un Piano d’azione della Polizia Locale per tutelare uguaglianza e diversità.
- pubblicazione di tre Avvisi Pubblici (2018, 2019 e 2020) rivolti alle LFA e dedicati specificamente ai temi dei diritti umani, dell’emersione e del contrasto alle discriminazioni e del dialogo interculturale e interreligioso, da realizzare in co-progettazione. Nel 2020 la co-progettazione si è svolta quasi interamente online e le attività previste dai progetti si concluderanno nel 2021.
Uffici Reti e Lavoro di Comunità
L’Area nuove cittadinanze, in collaborazione con le direzioni e gli uffici dei Quartieri, ha elaborato il documento “Ruoli e funzioni dei Quartieri nella cura della comunità e del territorio in attuazione della riforma del decentramento”, approvato dalla Giunta nel settembre del 2019. Il documento istituisce, oltre al “Team multidisciplinare” e alla “Task force” di Quartiere, anche un'unità dedicata "Reti e Lavoro di Comunità" come punto di riferimento per l'attuazione e lo sviluppo delle politiche di comunità nel territorio.
Gli uffici sono andati via via prendendo forma nel corso dell’anno, consolidandosi poi nel corso del 2020, anno durante il quale hanno avuto un ruolo fondamentale nell’emergenza, perseguendo il compito di mantenere e supportare una rete territoriale attiva capace di creare sinergia tra associazioni, parrocchie, cittadini attivi e istituzioni.
Gli Uffici Reti hanno infatti coordinato e supportato tutte le progettualità e iniziative finalizzate allo sviluppo di risposte di prossimità per far fronte ai nuovi bisogni emergenti, in particolare per sostenere i cittadini più fragili, come ad esempio la distribuzione di farmaci e spesa a domicilio, la fornitura gratuita di generi di prima necessità e apparecchiature elettroniche per la didattica a distanza, le iniziative di contrasto alla solitudine, il supporto all’accesso digitale ai servizi e alle opportunità.
Con questa intesa il Comune di Bologna si impegna a proporre una sede per la “Casa” che sarà finanziata da contributi pubblici e privati, Entro un mese ogni firmatario dovrà indicare uno o due delegati per costituire un gruppo operativo che avrà il compito di definire tutti gli aspetti progettuali e funzionali del progetto, da sottoporre ai firmatari di questo protocollo per la delibera e la costituzione della “Casa” da avviare entro sei mesi.
Casa dell’incontro e del dialogo tra Religioni e Culture
Una “Casa dell’incontro e del dialogo tra Religioni e Culture”, è quanto previsto dal protocollo d’intesa firmato dal sindaco di Bologna e della Città Metropolitana Virginio Merola, dal Rettore dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna Francesco Ubertini, dall’Arcivescovo Matteo Maria Zuppi, dal Rabbino Capo Alberto Sermoneta e dal presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz, dal presidente della Comunità Islamica Yassine Lafram.
Il Protocollo sancisce e dà impulso a un percorso di collaborazione che i firmatari hanno condiviso e che porterà la “Casa” a essere un luogo di scambio che confermerà il ruolo di Bologna come città solidale e plurale, nella collaborazione tra comunità religiose, società civile e agenzie culturali per un integrale progresso umano, sostenibile e condiviso. Per questo il Protocollo è aperto alla sottoscrizione delle confessioni religiose presenti nell’area metropolitana di Bologna che ne condividono le finalità e gli obiettivi e intendono collaborare al loro raggiungimento.